Poesie

Un pugno di noci e bionde castagne

prendon il sole sulla finestra;

le mele cotogne nodose e nostrane

son mescolate all’umor di ginestra.

 

Avevamo pigiato l’estate nei tini

Tra canti e sciami di moscerini.

Una nera ciabatta si annoia sui banchi

tra vecchie botti serrate sui fianchi…

 

La scintilla incendiaria di un acciarino

dà fuoco alla legna dentro al camino…

Bolle il vino nel ramaiolo..

esce il vapore dal cimaiolo..

Screma il latte in fondo al ramino.

I miei piedi gelati vicino al camino..

 

Dal tramonto sale un freddo invernale.

Siamo arrivati vicino a Natale. 

Lassù sulle punte imbiancate dei pini,

dai rami pendono i mandarini.

Le stelle d'argento si adagian sui fianchi

piegano i rami come fossero stanchi.

Gufo

Fuori c’è un tronco possente:

è piegato ad arco, 

è immobile e parco,

fissato al tramonto algente.

 

Il verde delle piante pare sincero.

Avvolge un vecchio carro

che emerge bizzarro

nel vento bagnato di nero.

Dalla cuna deborda la paglia.

La stanga è ritorta, s’infila contorta

affogando nel solco umido e sporco.

 

Nascosta da un soffice velo di melma,

sta clandestino un nido di quaglia,

nella grigia slavina che scopre la velma,

tra le ortiche bagnate dall’umida paglia.

L’ombra del mondo s’allunga sui rami 

lontani dei nudi castagni.

 

Qualcuno orgoglioso e cocciuto si loda piaciuto..

Spalanca le ali possenti.

È il gufo delle nevi…dei monti, dei venti,

soffice e caldo come un cuscino.

Mi par di tornare quand'ero bambino.

 

Nel buio serale si accende un lume,

su una panca nascosta una vaga figura 

sfonda le ombre risoluta e tosta.

Chi ha acceso la luce? Chi siede la panca?

...figura tenera e stanca.

Ha un drappo di fiori cuciti sul seno..

I bianchi capelli dietro un viso sereno.

 

Osserva il tramonto di fianco al camino

sul suo seno riposa un felice bambino.

Il tuo volto d’avorio emerge

dietro un muro di sassi.

I tuoi occhi son freddi.

M'hai accusato 

di vile slealtà.

Non mi credi sincero:

è un pugno nel ventre 

e fa male davvero.

Le ragioni scolpite dalle tue conclusioni

gravano massi sulle mie ragioni.

 

Non mi lasci spiegare,

la tua faccia è di bronzo.

Rifiuti la voglia di starti vicino…

Non c’è sentimento. Non c’è ritorno.

Ho una scelta scontata:

pretendi soltanto 

che accetti le accuse

e l'immorale ceffata.

La mia anima è offesa,

s’imbruna, 

si chiude a rovescio.

E’ come passare una cruna

con un filo di biescio.

 

Osservo il mio braccio di cielo.

Ad un remoto dominio

di raggi fuggiti dai rami

affido il mio patrocinio:

il mio cuore di oggi e quello di ieri.

 

Ora sul tuo volto d’avorio, umido e smunto

si accende una luce leggera:

La mia pelle s’illude, 

spera sia vera….

sento sbocciare nel cuore 

la primavera.

 

Come la via delle rondini,

migrando d’autunno,

cerca la sua nuova stagione,

così, talvolta, 

germoglia di nuovo da alunno

un miracol d'amore.

 

Da qualche parte del cielo

qualcuno ha capito, 

partecipa e 

piove.

 

Biancospino

Talvolta nasci dalle onde del mare.

Esponi il dolce viso controvento,

ti siedi indifferente o così mi pare.

 

I capelli biondi sembrano tubare

con i rami di ginestre, sottovento.

 

Talvolta, come prima, 

mi appari una stella.

Difendi la tua convinzione…

in qualsiasi condizione. 

Ma potresti essere un'arsella, 

gettata dalle onde sulla battigia… 

o una bagatella…

non scevra di cupidigia.

 

Talvolta con ammirazione,

sprigioni la tua essenza 

con la forza di un monsone.

Sfoghi il tuo contrasto 

e mi lusinghi da civetta.

Il tuo viso d'alabastro

ha il profumo di violetta.

 

Talvolta, così mi pare, 

vorrei con te volare. 

Oltre l’aria corrotta, oltre l’orizzonte 

tra nuvole azzurre e gustose note.

Io come il vento carezzerei le tue gote.

Ti carezzerei con l'ovate viole. 

come i remi le onde delle yole.

 

Talvolta, io e te, noi siamo come un'aiuola.

Cade la pioggia… e fa il suo dovere.

Ne l’aria si libera l'odor dei ciclamini,

dei fiori bianchi dei brughi di brughiere,

degli spinosi eleganti biancospini.

Ondeggia il vento, 

tra foglie ingiallite,

carezza d’argilla 

la polvere grigia.

Sulla strada che sale di fronte

rincorre,

come giochi tra gatti,

invisibili rocche d’argento.

Sui campi lontani

una macchia sfuocata, 

a tratti più scura,

smaltisce il giorno che muore 

rincorrendo le ultime ore.

Ed è subito notte.

 

Osservo l'incanto

in questa vaga magia

abbracciato al tuo fianco.

 

L’ora arrossata 

s'incastra perfetta

coi sogni che dividi con me.

Anima mia,

lo senti anche tu? 

Non è immorale 

lasciarci cullare,

come fossimo soli,

in una notte d’estate,

laggiù, sulle onde crespate 

del nostro splendido mare.